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P.Kotler e C.Sarkar spostano in alto l’asticella del marketing parlando di Brand Activism con il loro libro dal Purpose all’Azione ed è importante includerli nei ragionamenti strategici di Business Design Marketing®.

Dalla vision all’activism

Innanzitutto facciamo ordine : ogni azienda ha una vision e una mission, ovvero un “dove” vuole andare e un “come” ci vuole andare. Passando ad un livello di consapevolezza maggiore, dalla vision si passa al purpose, ovvero lo scopo per cui un’azienda esiste, il suo perché.

Già a questo livello si parla di aziende e brand evoluti, che hanno una visione chiara del perché esistono. Questa consapevolezza facilita molto la vita e amplifica i risultati, perché le guida di ogni scelta portandole a dichiarare ciò in cui credono a tutti i livelli ( collaboratori, consumatori, clienti e stakeholders).  Qualche esempio sono Ikea, Icnusa, Dove e altre.

Ora, in un momento di radicale necessità della società di essere guidata nella soluzione di importanti problemi, le imprese sono chiamate a prendere posizione : ecco che si passa al Brand Activism : dalla seduzione del marketing all’azione.

Come Patagonia e Nike

 

 

Le imprese come attori del cambiamento

Oggi la fiducia nelle istituzioni e nei media è molto bassa. Il 59% delle persone dichiara non essere in grado di distinguere le notizie vere da quelle false, il 56% ha perso fiducia nei leader politici.

In tutto questo la reputazione dei CEO è salita del 7%. (fonte Kotler Sarkar_Brand Activism Purpose all’azione).

 Si chiede alle aziende di creare fiducia prima ancora di produrre servizi e prodotti di alta qualità.

Cosa accadde quando imprese, clienti e dipendenti non condividono gli stessi valori ? Cosa accade se non si tiene conto del sistema valoriale dei Millennials o delle nuove generazioni che agitano domanda e offerta?

Accade che il sistema non regge.

Non è più il tempo di azioni di Marketing di facciata , di Greenwhashing o azioni a sostegno sociale, che come unico scopo hanno quello di un buon posizionamento.

Ora si chiede ai brand e alle aziende di passare dalle intenzioni alle azioni nel mondo reale: in che modo il brands vive, agisce e interagisce nel mondo reale?

 

Brand Activism cos’è

Secondo Kotler e Sarkar

Il brand activism consiste negli sforzi dell’impresa per promuovere impedire o influenzare riforme o stati di inerzia sociali politici economici e/o ambientali con il fine di promuovere o impedire miglioramenti della società.”

Il brand activism si muove nella risoluzione dei problemi più gravi e urgenti che affliggono la nostra società.

Non si può essere un’impresa guidata da valori e trascurare la società in cui viviamo, l’ecosistema sociale all’interno del quale riverberano le azioni di ogni impresa.

 I 5 temi principali del brand activism

Per ora sono stati individuati 5 temi legati al brand Activism

  1. sociale
  2. economico
  3. lavorativo
  4. politico
  5. giuridico
  6. ambientale

ma ne possono nascere altri, come quello culturale.

 

Il brand Activism – le aziende cosa ci guadagnano?

I consumatori, (le persone) desiderano che le aziende prendano posizione e agiscano come attivisti in diversi ambiti, (istruzione ambiente, diritti umani…) e questo influenzerà notevolmente le loro scelte di acquisto a favore di quei brand che, in maniera chiara e ferma, prendono pozione e agiscono a favore o contro un problema della società.

Prendiamo esempio dai grandi e poi riportiamolo alle PMI

7 dei primi 10 brand di Unilever, Dove, Knorr, Omo, Persil, Rexona, Sure, Lipton, Hellmann’s ,sono “Sustainable living brands”. Ovvero comunicano un forte scopo (purpose) aziendale e sociale, grazie prodotti che contribuiscono a soddisfare l’ambizione dell’azienda a minimizzare il suo impatto ambientale nel mondo.

Questi brands sono cresciuti con il 69% di velocità in più, rispetto ad altri brand della stessa azienda.

 

Cosa può fare una PMI oggi?

Intanto iniziare a porsi delle domande:

  • quali sono  i problemi più importanti per la comunità in cui vivo?
  • quali azioni posso intraprendere per massimizzare il mio contributo al valore pubblico?
  • In che modo posso contribuire al bene comune?

Agire in modo attivo, significa compiere azioni concrete, mossi da un perché importante che ispiri e mobiliti i partecipanti.

 

Come si fa?

Ci sono alcuni step importanti da prendere in considerazione riassumibili in 5 domande chiave

  1. Cosa bisogna fare? (siamo in grado di comprendere i bisogni più urgenti della nostra società? Abbiamo una mission al servizio di un bene comune?)
  2. Qual è il terreno di gioco, l’ambito? (locale, nazionale, internazionale)
  3. Quale contributo possiamo dare?
  4. In che modo daremo il nostro contributo?
  5. Come misureremo l’impatto?

Lo spirito con cui ci si approccia al Brand Activism è quello di iniziare e finire con il soddisfacimento delle esigenze dalla società al di fuori dell’impresa, con lo spirito di apprendimento continuo

 

Brand Activism e Business Desing Marketing: il “cosa” e il “come” al servizio del “Perché” delle aziende.

Per fare emergere una strategia di Brand, o di Brand activism, occorre partire dall’interno dell’azienda, individuare il suo perché, il suo scopo e la sua visione all’interno della società.

Occorre anche integrare il suo modello di business in chiave marketing per comprendere la fattibilità del progetto, lavorare a fondo sul valore offerto al mercato e saperlo trasferite in modo corretto, coinvolgente, duraturo e personale, portando le persone ad agire.

Il Design Thinking e il Business Design applicati alla generazione di strategie aziendali di Marketing , tra cui il Brand Activism, offrono potenti strumenti per generare strategie co-create, strutturate e coerenti, che attivano i clienti, limitando i rischi grazie a processi iterativi.

Il Brand Activism fa bene alle aziende perché dà nuovo vigore e avvicina ciò che fa bene alle persone a ciò che fa bene alla società in cui viviamo, con una visione win win win. 

 

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Chiara Palamà

Chiara Palamà

Business Design Marketer | Formatore |LEGO® Serious Play Facilitator ®| Business Coach

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